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martedì 17 luglio 2007

MISSIONE FINITA PER IL SUPERPREFETTO DE SENA. L'UOMO CHE TOLSE OGNI ALIBI AI CALABRESI SPIEGANDO CHE LA MAFIA STA IN PIEDI GRAZIE AL LORO SILENZIO

Valigia pronta per il prefetto di Reggio Calabria, andrà a fare il vicecapo della polizia. Se l'indiscrezione su CalabriaOra di oggi, a firma del direttore Paolo Pollichieni, è vera (come lo è, visto che si riferisce a una comunicazione del Viminale), per la Calabria si chiude una fase. Luigi De Sena è stato richiamato a Roma mentre nessuna delle ragioni che avevano spinto a inviarlo quaggiù sono venute meno. Anzi sono se possibile ancora più urgenti: pubblica amministrazione inefficiente e infiltrata, politica intrecciata al mercato del consenso, economia legale surclassata da quella illegale. A questo si aggiunga il protagonismo degli uomini della ndrangheta e la singolare debolezza della società civile, ed ecco la Calabria di oggi. Quella che De Sena aveva compreso e descritto in una sua Relazione lucida e puntuale, che toglie ogni alibi a quanti, singoli e istituzioni, rispetto alla ndrangheta e al degrado civile mettono in scena quello "Stato che si costerna, s'indigna, si impegna, poi getta la spugna con gran dignità"(Fabrizio De Andrè, Don Raffaè), e a quegli altri che di lotta per la legalità si riempiono la bocca al solo scopo di camuffare una sostanziale complicità.
De Sena dunque lascia, e la cosa non può che raffreddare le già tiepide speranze di riscatto. Ci si chiede che fine farà il suo lavoro su temi come il riuso dei beni confiscati, la sicurezza al porto di Gioia Tauro, la formazione di una coscienza sociale, per dirne solo alcuni. Non resta che auspicare che al suo posto venga assegnato qualcuno capace di portare più avanti quelle considerazioni e non piuttosto, un normalizzatore.

lunedì 16 luglio 2007

LE MANI SULLA CITTA' / DA UN FILONE DELL'INCHIESTA "ARCA" UN FILO CHE PORTA ALL'ASSINDUSTRIA. LA DDA DI REGGIO INDAGA SU UN PRESUNTO CONTO SEGRETO

Gli ex presidenti di Assindustria reggina non si mostrano sorpresi dell'indagine della Dda che ipotizza una gestione allegra della Cassa edile (di cui sono componenti due degli arrestati nell'operazione Arca), con verbali falsificati e un misterioso conto corrente segreto da cui sarebbero partite prebende a sindacalisti e altri personaggi. I pezzi di CalabriaOra. Dalle dichiarazioni di Eduardo Lamberti Castronuovo, già alla guida dell'associazione, emerge che in passato le denunce circa le presunte irregolarità erano state sistematicamente neutralizzate, e che all'interno dell'organismo vi erano due diverse cordate di imprenditori, una più spregiudicata dell'altra.

venerdì 13 luglio 2007

* ULTIMISSIMA * / "PRODI INDAGATO A CATANZARO". SUL SITO DI PANORAMA LA NOTIZIA DEL COINVOLGIMENTO DEL CAPO DEL GOVERNO NELL'INCHIESTA DI DE MAGISTRIS

(Da www.panorama.it): Il Presidente del consiglio Romano Prodi è stato iscritto sul registro degli indagati dalla procura di Catanzaro. Il reato ipotizzato è l’abuso d’ufficio. Per la procura si tratta di un atto dovuto, anche a tutela delle garanzie della difesa, che permetterà di chiarire i rapporti tra il premier e altri personaggi sotto inchiesta per la cosiddetta loggia di San Marino. Da mesi il sostituto procuratore Luigi De Magistris sta indagando su un presunto comitato d’affari che, sull’asse San Marino-Bruxelles, si sarebbe arricchito incassando finanziamenti dell’Unione europea in modo illegale. (...) (segue qui).
Qui la risposta di Prodi con una dichiarazione all'Ansa delle 17:42: ''Ho appreso poco fa dal sito internet del settimanale Panorama di essere stato iscritto sul registro degli indagati dalla Procura di Catanzaro. Pur non avendo ricevuto alcun avviso di garanzia o informazione al riguardo, non posso che testimoniare, come sempre, la mia totale fiducia nel lavoro dei magistrati che hanno voluto tutelare la mia persona, se l'avviso di garanzia sara' effettivamente confermato, con un atto che permettera' di dimostrare la mia totale estraneita' a qualsiasi eventuale accusa''. E' quanto afferma in una dichiarazione diffusa da Palazzo Chigi il premier Romano Prodi.
Sulla vicenda interviene anche il procuratore Mariano Lombardi: "Non so nulla".
Per qualche ora regna l'incertezza: Prodi non ha ricevuto nessuna notifica, dalla procura nessuna conferma, dal suo capo una reazione stizzita per negare di esserne al corrente. Su Repubblica.it le polemiche in ambito giudiziario.
Su Dagospia un pastone che raccoglie da diverse fonti e parla di Prodi e di De Magistris. Di quest'ultimo Ansa mette in rete una anticipazione dell'intervista che ha rilasciato a Riccardo Iacona (in onda martedi 17): "(...) c'e' una nuova forma di criminalita' organizzata, la criminalita' organizzata dei colletti bianchi, cioe' formata da pezzi importanti delle istituzioni, della politica, delle professioni, del mondo finanziario, dell'impresa", dice il magistrato. E aggiunge: "Non ci illudiamo che la magistratura e il giornalismo siano estranei a questo sistema.". Un concetto ripetuto in una intervista (a Parigi) col Corriere della Sera, in cui si sostiene (da parte del giornalista Carlo Vulpio) che Prodi è indagato e che nell'indagine compaiono società a lui riconducibili. La replica di Sircana.

martedì 10 luglio 2007

L'AUTOSTRADA DELLE COSCHE: SUBAPPALTI, ESTORSIONI E -SORPRESA- UN SINDACALISTA CGIL. POLITICA E MALAFFARE: USURA, TRUFFE E VOTI AL CONSIGLIERE UDEUR

Un'inchiesta ("Arca", della procura reggina) porta 15 persone in carcere e svela i taglieggiamenti alle imprese che lavorano all'A3 Salerno-Reggio. Coinvolto un sindacalista Cgil, Noè Vazzana, assistente di cantiere. Per i pm avrebbe svolto il ruolo dell'ufficiale di collegamento con la cosca mafiosa dei Bellocco di Rosarno. Tra le imprese anche quelle legate alla Lega delle Cooperative: pagavano anche loro le mazzette richieste (ecco i lanci d'agenzia e le due pagine del Quotidiano: 1, 2.). Così il giorno dopo. Sempre sul Quotidiano un profilo delle imprese coinvolte.
Un'altra inchiesta ("Omnia", della procura di Catanzaro) fa le pulci a una cosca della sibaritide (una zona un tempo immune dalla presenza mafiosa) arricchitasi grazie allo sfruttamento sistematico di subappalti in opere pubbliche, alle truffe all'Inps, all'usura e il voto di scambio (qui i lanci d'agenzia). 60 gli ordini di custodia cautelare. Indagato (e perquisito) anche il capogruppo in Consiglio regionale dell'Udeur, Franco La Rupa. Qui quattro pagine del Quotidiano (1, 2, 3, 4) e le altre del giorno seguente (1, 2).
Cosa hanno in comune le due inchieste? Forse molte cose, ma quella che di più risalta è l'inquietante livello di infiltrazione (del sindacato, dei partiti, in questi due casi) degli interessi mafiosi. Non basta sospendere e/o prendere le distanze, come nel caso di Vazzana ha fatto la Cgil e in quello di La Rupa l'Udeur. Occorre chiedersi come mai coloro che oggi si vorrebbero allontanare un tempo furono accolti. La spiegazione sta nel fatto che in politica (e nemmeno purtroppo a sinistra) non si va poi tanto per il sottile. I voti (come i soldi) non puzzano, tanto vale...
Effetti collaterali: dalle indagini emergono le tracce di vere e proprie frodi nella qualità delle forniture nei cantieri autostradali, e l'assesssore regionale Michelangelo Tripodi rivela che nei mesi scorsi un manufatto appena eseguito é subito crollato, e si chiede quali verifiche di sicurezza si intendano compiere per accertare le condizioni statiche delle opere.
Era osservato da tempo, ma solo il 15 luglio viene arrestato il boss Giuseppe Bellocco.