
C'è riuscito il ministro della Giustizia a trasformare il "
caso Catanzaro" nel "
caso Mastella". Le
barricate innalzate
dopo la puntata di
Annozero (
commentata criticamente e da differenti angoli da
D'Avanzo e da
Padellaro su Repubblica) assomigliano a una reazione scomposta, ma sono verosimilmente una iniziativa consapevole per spostare l'attenzione della grancassa mediatica dal
merito delle accuse a
De Magistris e alla condotta delle sue inchieste (che lambiscono lo stesso Mastella), ad una presunta strategia persecutoria ingaggiata dalla Rai contro il ministro.
Così sui media invece degli elementi di fatto che sono alla base della vicenda (le inchieste, le denunce di
pressioni sul procuratore, il contesto politico che descrive l'indagine) per giorni troveranno posto le polemiche in politichese sulla Rai e
Michele Santoro. Ma la
bomba dell'estate, quel grumo scoppiato tra le carte della procura di Catanzaro, resta là, a riempire le pagine dei quotidiani locali. E merita un riassunto, visto che continua a far botti. Ché è si una bomba,
Why Not?, ma di quegli ordigni a grappolo, destinati a esplosioni multiple e allungate nel tempo.
L'ultima, per cronologia, la rivela
l'Espresso di questa settimana. Il ministero di Grazia e Giustizia seleziona per "
Calabria Sicura", un progetto congiunto con il ministero dell'Interno, 60 operatori che avranno da svolgere mansioni delicate. A vincere l'appalto é la
WorkNet che ne affida la gestione a un tale
Bruno Idà, arrestato per legami con la cosca
Jamonte. La
WorkNet precisa alcuni particolari, ma Idà e una collaboratrice di
WorkNet,
Nadia Di Donna, sarebbero stati in stretto contatto con
Saladino. (Sulla questione interviene il prefetto
Francesco Musolino, successore di De Sena, per annunciare una verifica interna che potrebbe arrivare fino alla rescissione del contratto con
WorkNet. In seguito anche il
ministro Amato).
Il primo boato, quello inatteso, era arrivato a giugno, con le perquisizioni a politici e uomini d'affari e l'ipotesi di un cartello di affaristi capace di filtrare fondi europei e risorse regionali grazie alle coperture massoniche. Poi, gli altri, quando esce il nome di
Romano Prodi tra gli indagati e quando tra le bobine delle intercettazioni spunta la voce di Clemente Mastella. Il primo, avvisato via Panorama di essere indagato per presunti legami con un massone di San Marino, abbozza. Il secondo, attenzionato per un colloquio con uno degli indagati chiave,
Tonino Saladino (il quale mostra una fraterna confidenza col ministro di Giustizia che a sua volta si preoccupa di favorgli le richieste), reagisce a colpi di ispezioni alla procura di Catanzaro e piccate dichiarazioni alla stampa.
Ogni ispezione un frammento che scoppia. Gli
uomini del ministero rivoltano come un guanto
l'ufficio di De Magistris, titolare di
Why Not?, e alla fine gli muovono
rilievi sulla condotta di un altro procedimento,
Poseidone, su un giro di tangenti attorno alla costruzione di sistemi di depurazione che vede coinvolti politici regionali e nazionali di Forza Italia e - col sospetto di aver fatto la talpa della banda nelle istituzioni - il procuratore capo di Catanzaro, Mariano Lombardi. Il superiore di De Magistris insomma. Quanto basta per aprire un varco nella inamovibilità del giudice: una proposta del ministro al Csm di trasferimento ad altra sede di De Magistris, che non avrebbe dovuto indagare su magistrati del suo distretto. Analoga proposta per il procuratore Lombardi.
Fin qui la vicenda, pur ridotta all'osso. E da qui iniziano i commenti, che come tutto ciò che riguarda
De Magistris, dividono. Già perchè il magistrato che con la stampa ha un rapporto di certo non univoco (parla di giornalisti compromessi col sistema e poi non si nega a studi tv, incontri pubblici e
platee seminariali dove evoca
poteri forti che vogliono fermare le inchieste ecc.), registra in Calabria - accanto alla
solidarietà dei sit-in e alle
ovazioni degli studenti - anche il fastidio di ampi settori della politica e dell'informazione. Uno così non poteva che dividere anche il Csm dove é intanto approdato il suo caso, e che ha già preso tempo, fino a lunedi 8 ottobre, per cominciarne l'esame.
Intanto, sul dibattito mediatico interviene anche il presidente della Camera
Bertinotti:
"il rapporto tra procure e stampa è torbido, ma nessuna censura".
Qui, su Repubblica.
Qui invece si può vedere una parte dell'intervista rilasciata da De Magistris a Sandro Ruotolo di Annozero.