
Il caso Fortugno non cessa di stupire. Stavolta a far parlare sono le
dichiarazioni riportate dall'
Ansa e dai giornali di Enzo Macrì, magistrato alla Direzione nazionale antimafia davanti alla
Commissione parlamentare per la lotta alla mafia:
"La ndrangheta non è la mente che ha deliberato l'omicidio Fortugno, un filone nel quale vanno inseriti l'attentato a Saverio Zavattieri, le minacce alla vedova Fortugno, e il caso Chiefari che in qualche modo fa parte della vicenda fin dall'inizio". Macrì, che ha la delega per la Calabria, tira in ballo i servizi di informazione: "in Calabria c'é una presenza dei servizi non a livello investigativo ma criminale ed è preoccupante".Ora, se le affermazioni del magistrato sono fondate, l'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale si colloca in un contesto che supera il conflitto locale e si delinea come un intrigo di stato. Ma se la pista dell'abbraccio soffocante tra politica, sanità e cosche non basta a spiegare quell'assassinio, restano indefiniti i contorni della effettiva realtà in cui è maturata la decisione di compierlo. E finora su questo nemmeno Macrì avanza un'ipotesi.
Qui la cronaca dell'audizione da CalabriaOra.
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