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lunedì 28 maggio 2007

*ULTIME* / ELEZIONI A REGGIO CALABRIA, RICONFERMATO SCOPELLITI (AN). RISULTATI UFFICIALI: LAMBERTI (UNIONE) BATTUTO 70,0 A 25,6

Qui i dati reali in diretta (da Repubblica.it). Un esempio di parzialità (o di imbarazzo): alle 19:24 di lunedi il sito web di ReggioTv non riporta ancora i risultati... Altra prova di parzialità, anche se a parti invertite, la "notizia" di Telereggio, tv concorrente e vicina al centrodestra: "Arrivano i primi risultati parziali: a Santa Caterina. Su 100 schede scrutinate in due sezioni, 80 sono a favore di Scopelliti, mentre 20 a favore di Lamberti". Lamberti, intervistato da ReggioTv così commenta: "Mi aspettavo di perdere, ma non in questo modo. I cittadini di Reggio hanno scelto l'illegalità". Per opinioni meno interessate vi segnalo questo post, che come al solito oltre che per le tesi che sostiene va letto anche per le reazioni che solleva... Invece, l'opinione critica (autocritica?) di un pezzo della sinistra sta su aprile-on-line, in una nota di Nuccio Iovene, senatore ds, che - tra l'altro - cosi scrive: "Scopelliti si è fatto sostenere da ben 22 liste, mentre il centrosinistra ne ha schierate "solo" 12, mettendo in campo, è stato calcolato, un candidato per ogni 24 voti validi: non c'era famiglia che non avesse un parente o un conoscente intimo candidato alle elezioni". .

mercoledì 23 maggio 2007

CONVITATO DI PIETRA / E ALLA FINE COMPARVE LA NDRANGHETA. ATTENTATO INCENDIARIO A REGGIOTV, IL CANALE CITTADINO DEL CANDIDATO A SINDACO LAMBERTI

E alla fine la ndrangheta ha cercato il gesto a effetto, con l'attentatino semplice semplice eppure di grande clamore. Uno straccio imbevuto di benzina e il portone di ReggioTv che va in fumo, come dire: il massimo risultato mediatico col minimo sforzo criminale. ReggioTv è il principale canale cittadino ed appartiene a Eduardo Lamberti Castronuovo, imprenditore della sanità e candidato a sindaco per l'Unione. Le elezioni (per An l'uscente Scopelliti) si svolgeranno domenica prossima. Fin qui la campagna elettorale non ha nemmeno sfiorato i temi della ndrangheta o della legalità o della sicurezza. Il che naturalmente non è dovuto al fatto che ndrangheta e problemi di legalità a Reggio non esistano, ma solo che di essi non se ne parla. E quando non se ne parla, il convitato di pietra si fa sentire.
Le reazioni. Sia quelle locali che nazionali esprimono "solidarietà" a Lamberti. Il suo antagonista Scopelliti definisce l'episodio "inquietante e inqualificabile". Sostegno e preoccupazione arrivano da Minniti e Fassino. Analoghe le parole usate dall'Osservatorio sui minori. Infine, la Tv e il suo editore rispondono cosi: "Vogliono farci tacere ma noi non staremo in silenzio" In una intervista al Quotidiano Lamberti ricorda i toni accesi usati contro l'emittente in un comizio da Francesco Storace, e rivela di aver sospeso la messa in onda di uno spot sulla sua candidatura dopo le minacce ricevute dalla attrice che compariva in alcune scene.
Solidarietà anche dai media locali, che in qualche caso vanno nella redazione di ReggioTv e parlano coi giornalisti.
La vicenda viene riassunta su un pezzo di cronaca di Repubblica.it che fa un pastone sugli ultimi fatti in Calabria. Una triste giaculatoria di minacce e attacchi che assomigliano alla cronaca di una giornata di un paese in guerra. Un'ultima noticella: tra i candidati al Consiglio comunale ce n'è uno che ha suscitato le proteste di molti. Si chiama Claudimiro Suraci, 23 anni, ed era stato fermato nel 2006 in flagrante mentre incendiava una sezione di Rifondazione comunista. Quando si dice "fare un muro contro l'illegalità"...

domenica 20 maggio 2007

IL GATTUSO-PENSIERO / IN CAMPO E FUORI DAL CAMPO, QUI E FUORI DI QUI. RINGHIO SI CONFESSA E PROPONE LA SUA IDEA DI CALABRESITA'

Dalla Calabritudine di Pino Nano, alla Calabresità di Gennaro Gattuso. Il calciatore del Milan e della Nazionale, nato a Corigliano Calabro, dopo le difese avversarie travolge anche i tifosi pubblicando con Feltrinelli la sua autobiografia:"Se uno nasce quadrato non muore tondo". Gattuso è ormai un personaggio della comunicazione globale: risulta bello, genuino, vero, appassionato, disponibile, buono (e anche un po' "sturduto" e a volte in preda a convulsioni linguistiche - come tanti, che possono cosi perfino identificarvisi). Insomma un testimonial ideale per la pubblicità, l'editoria, la tv e perfino l'azione umanitaria. Ma la vicenda di Gattuso-comunicatore forse non avrebbe attirato la nostra attenzione se non ci fosse stato un articolo-intervista di Antonio D'Orrico su Corriere Magazine, che sotto l'apparenza di un incontro col Vip, sollevava riflessioni interessanti sull'immagine che i calabresi hanno di se stessi. Ringhio: "Io penso anche in calabrese, è più veloce, è più comodo... Anche sul campo, quando bisogna prendere una decisione in una frazione di secondo, il mio cervello comincia a produrre idee in calabrese". «Essere terroni significa avere delle radici molto solide, vuol dire amare e portare avanti le tradizioni, non rinnegare mai la propria cultura e la propria identità, dare al proprio figlio maschio il nome del nonno, avere un rispetto sacro per la famiglia e per gli amici».

venerdì 18 maggio 2007

CALABRIA RICORDA / LA STORIA DEL PARTIGIANO MARCO, DA ROCCAFORTE DEL GRECO ALLA SPAGNA ANTIFRANCHISTA, ALLA LIBERAZIONE DI LA SPEZIA

Che la Calabria abbia dato, al pari di molte altre regioni, un contributo significativo alla lotta di Liberazione dai nazisti e dai fascisti, è più o meno noto. Quello di cui si sa poco invece è del profilo dei calabresi che tra il 1943 ed il 1945 combatterono al Nord nelle formazioni partigiane. Si potrebbe pensare che fossero in pochi: si sbaglierebbe. Le numerose ricerche degli ultimi anni stanno aiutando a recuperare un buco nero nella conoscenza della nostra storia e portano alla luce nomi, volti e storie che meritano di lasciare traccia. "La spiga di grano e il sole", un documentario nato dalla collaborazione tra diverse esperienze di Reggio Calabria, racconta la vita di Marco Perpiglia, di Roccaforte del Greco, che combattè in Spagna e poi a La Spezia. Il film, basato sulle interviste e le testimonianze di prima mano, é stato presentato a La Spezia, Parma, Reggio Calabria, oltre che al Festival Nazionale dell'Unità, e la squadra di autori continua a lavorare sul tema. Dello stesso filone archivistico fa parte un più imediato lavoro sulla rinascita democratica dopo il fascismo nella Piana di Gioia Tauro. "Allora piangeranno mentre noi camminemeremo", di Lavorato e D'Agostino raccoglie le voci di molti ormai vecchi militanti della Cgil, del Pci, del Psi e della Dc, che ricostruiscono occupazioni di terre, conflitti con la polizia e veri e propri scontri, e restituiscono un'idea di quanto braccianti e contadini calabresi negli anni Cinquanta potessero essere poveri e privi di qualsiasi tutela sociale.

CALABRIA RICORDA / "IL SANGUE DEI GIUSTI": IL MUGNAIO CHE SI RIBELLO' ALLA NDRINA E LO STUDENTE INCAPPATO IN UNA FAIDA

Claudio Cerri, Danilo Chirico e Alessio Magro sono gli autori di Il sangue dei giusti. Ciccio Vinci e Rocco Gatto due comunisti uccisi dalla 'ndrangheta. Il volume è stato presentato domenica 13 maggio alla Fiera del Libro di Torino 2007. Racconta la vita di due giovani uomini, negli anni Settanta trucidati dalla mafia per aver osato essere liberi. Rocco Gatto era un mugnaio di Gioiosa Ionica. Militante del Pci, aveva sacrificato la sua vita per il lavoro e la famiglia, e non aveva mai piegato la testa. Anche quando avevano tentato di estorcergli denaro, anche quando era stato minacciato, anche quando aveva capito che la sua vita era irrimediabilmente in pericolo. Lo hanno ucciso il 12 marzo del 1977. Ciccio Vinci muore il 10 dicembre 1976 nelle campagne della piana di Gioia Tauro, ucciso per sbaglio nella sanguinaria lotta tra i clan della zona. Era un giovane comunista, impegnato nella lotta antimafia, in tempi in cui esserlo non era né facile, né scontato. Un ragazzo buono, raccontano, dai sani principi e dal forte impegno civile.

DIRITTO E ROVESCIO / IN UN LIBRO CIO CHE RESTA DOPO UN SEQUESTRO IN ASPROMONTE. IN UN FILM LE VOCI DELLA NDRANGHETA SEGRETA

Nel mirino della ndrangheta. di Francescantonio Falletti. Nasce a Siderno e ad appena sette anni il padre lo manda a Roma per sottrarlo alla mentalità e all’ambiente della Calabria. Qui, finito il liceo “Giulio Cesare”, si iscrive all’università e, rientrato in Calabria per le vacanze, subisce un lungo e doloroso sequestro di persona. Intellettuale di destra, partecipa al dibattito sul futuro di Alleanza Nazionale, e ha pubblicato libri di sociologia e filosofia politica, tra cui: Le sette catastrofi di Renè Thome e le scienze sociali; Il troppo ed il vano; Totalitarismo. Estratto da Nel mirino della ndrangheta: "La statale 106 che collega Reggio Calabria a Taranto è un’enorme Main Street sul cui terreno la legge della pistola sembra sostituire brillantemente la legge dello stato, ma non ci sono sceriffi, né stelle, solo tanta rassegnazione, tanto dolore e fugaci ed anarchiche speranze. Lo stato è assente, lontano, rappresentato da politici mafiosi, uffici inefficienti, cultura ignorante e supponente e poi da forze dell’ordine tanto generose quanto inefficaci...”
Uomini d'onore. Dopo "La musica della mafia", Francesco Sbano, fotografo e regista, è tornato sull'argomento con un documentario dall'approccio inusuale per la Calabria: si inerpica per l'Aspromonte e intervista i malamente. E quasi dimostra che non di delinquenti occasionali si tratta, ma di adepti di una oscura società segreta che per loro vale più della vita stessa. Forse prendendo qualche scorciatoia riassume in questa intervista: "Non è possibile dissociare la mafia dalla cultura calabrese. La mafia è un nostro modo di essere". Il film è valso al suo autore un premio da parte del Comune di San Luca, è stato venduto in Germania e Olanda, ma in Calabria ancora non si è visto.

"CON SOLDI E AMICI PUOI FOTTERE LA LEGGE" - UN REPORTAGE DELLA NPR, LA RADIO PUBBLICA DEGLI USA, SULLA MUSICA DELLA MAFIA. E NON SOLO

Nel 2002 Sylvia Poggioli realizza un reportage sulla Calabria per la radio pubblica statunitense NPR, e racconta il profilo della gente che ha incontrato: il suonatore di tarantelle, quello uscito dalla galera. Riassumendo il passato di uno di loro, "Antonio", procede cosi: "Sulla quarantina, vive in una casa modesta con la moglie. Dice di non aver mai ucciso nessuno, ma ha pagato con otto anni di carcere una condanna per concorso in omicidio ed estorsioni, una pratica che considera del tutto legittima...". Il reportage si conclude con "Sylvia Poggioli, da qualche parte, Calabria". Qui un altro servizio sulla "musica della mafia". Tra gli altri intervengono Mimmo Siclari, Francesco Sbano e Valentino Santagati. I reportages si possono ascoltare con RealPlayer.

giovedì 17 maggio 2007

AL CINEMA / "LA FIEREZZA DEI NONNI, CONTADINI CALABRESI". UN FILM SU UN OPERAIO DI MARSIGLIA TRASMESSO DA ARTE

Arte (la sola tv che merita di esistere) ha trasmesso anni fa un film del 1983 di Robert Guéduiguian, un regista di genitori armeni nato e cresciuto nella Marsiglia multietnica degli anni Cinquanta. Il film si intitola Rouge Midi. La storia comincia cosi: "Quando i bisnonni sbarcarono dalla loro Calabria, fuggendo dalla miseria che regnava laggiù, erano dei contadini. Le loro tradizioni e le loro vite erano rimaste immutabili da tempi immemori, avevano la nobiltà e la veracità dei primitivi. I loro figli sarebbero diventati degli operai, conservando la stessa fierezza di sè, essendo gli aristocratici del proletariato, nobilmente vestiti di blu. Nobiltà e candore li proteggeranno dal ridicolo e dalle offese"...

AL CINEMA / "IL CANTO DEI NUOVI EMIGRANTI". LA VITA E LA MORTE DI FRANCO COSTABILE. UN FILM DI D'AGOSTINO E LAVORATO, PROIETTATO A BRUXELLES

Novacinema è una sala del centro di Bruxelles (Rue d'Arenberg 31000) che dal 1997 programma solo produzioni indipendenti. A ottobre dell'anno scorso in cartellone c'era Il Canto dei Nuovi Emigranti di Felice D'Agostino e Arturo Lavorato, sulla vicenda umana e letteraria di Franco Costabile, forse il più grande poeta che la Calabria abbia avuto. Il documentario è stato premiato al Torino Film Festival 2005. Nello stesso cartellone anche Inatteso di Domenico Distilo, visto alla Berlinale 2006. Un viaggio che toccando la Calabria ripercorre quello di migliaia di migranti costretti a passare da una stazione abbandonata ad un capannone, da un campo di pomodori a una vigna, senza mai incrociare qualcuno che si ricordi della dignità di ogni uomo. Le schede sui film:
Il Canto dei Nuovi Emigranti, di Felice D'Agostino & Arturo Lavorato. "Il canto dei nuovi emigranti" c'est un peu comme un voyage dans l'italianité: de la Calabre à Rome, du sud pauvre au nord riche, de l'isolement à la culture. Inspiré de la vie et d'un poème de Franco Costabile, mort il y a quarante ans, grande personnalité littéraire dans la lignée d'un Giovanni Verga ou Carlo Levi, le film raconte les inquiétudes et les ambitions d'un peuple qui a toujours vécu les affres de l'émigration. Encore aujourd'hui, car la Calabre continue à souffrir de sous-développement économique et d'isolement social et politique. Riche en extraits de films d'archive et d'enregistrements télé de la RAI, le montage du documentaire a requis pratiquement deux ans de travail. Il en découle un film qui soulève une série de questions autour des concepts de "nationalité" et de "régionalisme", ici en l'occurrence spécifiques à l'Italie. Mais il est évident que les mêmes questions pourraient s'appliquer à toute autre identité nationale. (Prix du meilleur documentaire Torino Film Festival 2005).
Inatteso, di Domenico Distilo. "Qui cherche l'asile politique en Italie doit craindre pour sa propre survie. Car il y a des années à attendre sans pouvoir ni travailler ni recevoir aucune forme d'assistance de la part de l'Etat. Difficile de trouver un hébergement, de quoi se nourrir, des informations. Les demandeurs d'asile se réunissent en communautés, construisent des refuges, occupent des bâtiments abandonnés près des lieux agricoles où ils trouvent du travail, souvent saisonniers. Ils survivent grâce aux réseaux de solidarité, aux associations bénévoles et au travail "au noir". A partir de Rome, où une large communauté a occupé les ex-dépôts des Chemins de Fer Italiens, le film retrace les étapes du voyage d'une population nomade, de demandeurs d'asile qui passent d'un boulot saisonnier à l'autre, pour pouvoir survivre. Un voyage dans la géographie des exilés, déserteurs et réfugiés provenant des guerres post-coloniales d'Afrique, nouveaux migrants en Europe." (Berlinale 2006)

martedì 15 maggio 2007

OSSERVATORIO / VISTI DA LONTANO. LE UNIVERSITA' CALABRESI IN ARGENTINA E VENEZUELA. IL VICEPRESIDENTE COLOMBIANO A CATANZARO

La venezuelana Universidad de Oriente e la calabrese Unical hanno firmato lo scorso 9 maggio un accordo di cooperazione per la didattica e la ricerca. L'intesa é stata sottoscritta dai rettori dei due atenei, Milena Bravo de Romero e Giovanni Latorre. A Viedma, nel Rio Negro, stato del sud dell'Argentina, il 15 aprile aspettavano una delegazione calabrese per scambi culturali tra Università. Per la nostra regione c'era l'Istituto Superiore Calabrese di Politica Internazionale (Iscapi) guidato da Salvatore La Porta. A Catanzaro invece, ai primi di maggio, c'è arrivato il vicepresidente colombiano Francisco Santos Calderón, per la firma di accordi di cooperazione nel campo della lotta al narcotraffico e per azione nel sociale. Il lancio dell'Efe aggiunge che la ndrangheta "ha numerosi membri in territorio colombiano". La notizia in Calabria è data con una certa approssimazione. Qui le righe dedicate dalla Gazzetta del Sud e quotate dall'Ansa (strafalcione compreso: si parla di "papaveri da cocaina", sic). Su Francisco Santos, una nota polemica sul manifesto.
Sempre su Colombia e ndrangheta ecco un commento di una agenzia argentina sulla politica nel paese del realismo magico. Scrive tra l'altro: "Chi in Calabria o nel mondo non sa che Salvatore Mancuso è un membro dislocato dalla ndrangheta, e che ha portato in Colombia la brutalità`dei suoi metodi sanguinari, come arricchimento dei metodi insegnati alla Scuola delle Americhe, sperimentata nel Cono Sud americano con il terrorismo di stato?". (Salvatore Mancuso, padre nato a Sapri, secondo molti vicino alla ndrangheta, capo delle Fuerzas de Autodifensas Unidas, squadre paramilitari pagate dai latifondisti e politicamente di destra; Mancuso, che ha un incredibile sito web nel quale si può consultarne la biografia, da qualche tempo ha accettato di parlare e sta rivelando dettagli imbarazzanti per molti, a cominciare dal presidente Uribe. ndr)

domenica 13 maggio 2007

LA PRIMAVERA DI SCULLI. LA STORIA DEL GIOVANE CALCIATORE DALLA LOCRIDE ALLA JUVE DAL CHIEVO AI TRIBUNALI. ERIC GONZALEZ, EL PAIS

"Una storia edificante accadde nella primavera del 2005 in Sicilia. La storia di Giuseppe Sculli, un promettente calciatore calabrese", scrive da Roma Eric Gonzalez, corrispondente del Pais. Un racconto di vite di uomini non illustri (ma alcuni si), che si intrecciano, come spesso accade nel Sud, con le mafie. E che altrettanto spesso non hanno un lieto fine. La storia del giovane Sculli è stata raccontata anche da Repubblica. Sempre su Repubblica è uscito un articolo di Attilio Bolzoni sul calcio amatoriale. Il titolo: "Così i boss gestiscono il calcio".

"METODI DEGNI PIU DELLA MAFIA CALABRESE CHE DEL PARTITO NAZIONALISTA BASCO". INAKI GERENABARRENA PRENDE LA NDRANGHETA A MISURA E SCATENA COMMENTI

In Spagna, una disputa interna al Partito Nazionalista Basco si è arricchita di una uscita piccata di Iñaki Gerenabarrena, dirigente dello stesso PNV: "Quello che è stato fatto al mio amico Jon Jáuregui è degno della mafia calabrese più che di Gipuzkoa (una delle province basche, ndr)". E apriti cielo. Tra i molti commenti alla vicenda, qui un editoriale sul Pais di Manuel Montero che traccia a grandi linee una descrizione della ndrangheta e ragiona sul gioco di significati impliciti nella disputa. Montero è docente di Storia contemporanea all'Università del Paese Basco.

PORTO APERTO A GIOIA TAURO / "WE OWN THE PAST, THE PRESENT AND THE FUTURE". LA NDRANGHETA E IL PRIMO SCALO MARITTIMO DEL MEDITERRANEO

Un blogger statunitense che si occupa di sicurezza e lotta al terrorismo da posizioni fondamentaliste, riunisce qualche nota sul porto di Gioia Tauro. Lo sapevate che viene considerato ancora oggi e dall'inizio "condizionato dalla ndrangheta"? Che attraverso i suoi container "può trafficare sostanze nucleari con facilità", e che "questo è quanto è già avvenuto?". "Il governo italiano pare incapace di arrivare a chiudere con la ndrangheta e la partita é stata persa più di venti anni fa per molte e controverse ragioni". Nello stesso post anche i principali ritrovamenti illegali: dalle contraffazioni alla cocaina, dai tabacchi lavorati a misteriosissimi carichi di gas nervino importato dalla Russia e sepolto nella Piana di Gioia Tauro. Nell'ottobre 2001, saltò fuori perfino un egiziano che viaggiava in un container con ossigeno e cibo diretto in Canada. Eppure per la stampa locale il porto fa notizia solo per ragioni sindacali o perché indicato come un paese delle meraviglie davanti al quale spalancare la bocca per lo stupore.
Sulla inadeguata informazione rispetto alle questioni del porto è intervenuto il vescovo Luciano Bux, bacchettando giornalisti e media.

LA NDRANGHETA VISTA DAGLI STRANIERI / DALLE VALLATE DELL'ASPROMONTE A GAZPROM. LA RESISTIBILE ASCESA DELLE NDRINE IN UN BLOG FRANCESE

Si chiama http://ndranghetta.skyrock.com ed è il blog di un internauta francese tutto dedicato alla mafia calabra. Interessante leggere i commenti: accanto a quelli degli appassionati del crime-web, non sono pochi quelli di "simpatizzanti" della ndrangheta, spesso di origini italiane. Tolti i trolls (interventi provocatori immessi per il gusto di seminare il caos, nda), restano i veri filo-mafiosi. Che esistono, non solo per un malinteso senso della nostalgia, ma anche per calcolo.

TRA "INDIVIDUALISMO EGOISTA" E "ATTENDISMO PASSIVO ED ARROGANTE", "FINTA INDIGNAZIONE" E "PARA-IMPEGNO". LA CALABRIA SECONDO DE SENA. DA LEGGERE.

Una analisi impietosa ed efficace sulla regione in cui opera da un anno. Il superprefetto De Sena descrive con precisione la società, le istituzioni, la pubblica amministrazione, e smonta gli alibi a chi preferisce questa Calabria ma dice di volerla cambiare. Il rapporto del prefetto De Sena, pur nella sua prosa da Grand Commis d'Etat, andrebbe fatto leggere nelle scuole, messo alla base delle discussioni in tema di formazione, studiato la sera tornando a casa dopo il lavoro (chi ce l'ha). Insomma, andrebbe diffuso. Si può scaricare da qui.

sabato 12 maggio 2007

SOLO SE PASSANO IN TV GLI SCANDALI SONO TALI. PERCHE' C'E' VOLUTO RICCARDO IACONA PER VOMITARE DAVANTI ALLA FILA DI DISOCCUPATI COSTRETTI AL BIVACCO?

Viva l'Italia é finita dopo tre reportages appuntiti come chiodi che hanno inesorabilmente messo in croce quel che resta del ceto politico calabrese. Inviato e stile alla Samarcanda, tutto pareva risalire a vent'anni fa: comparaggi tra ex nemici per salvarsi un seggio al parlamento, assunzioni di figli fratelli cugini nipoti nella completa assenza di un benché minimo pudore, manovre immorali sul bisogno di lavoro di tanta gente. E invece no, era ieri, é ancora oggi. Solo sono cambiate le facce, invecchiate o da nuovi arrivati, a seconda dei casi. Qui il link per rivedere le puntate di Viva l'Italia: 1, 2, 3,.
Ma la vicenda solleva qualche riflessione. Ed è la seguente: se Riccardo Iacona non avesse impiegato più di un anno di lavoro scarpinando su e giu per la regione per portare alla luce questa serissima inchiesta, una trasmissione del genere la avremmo vista per iniziativa di un giornalista e/o un medium locale?
Aggiornamento. Dalla folla dei dannati in fila per un lavoro è nata una associazione "per la divulgazione occupazionale"(sic). I promotori si presentano con un comunicato stampa: "siamo noi, giovani reggini che abbiamo gestito e coordinato (il bivacco, nota mia) in maniera autonoma, tanto da raggiungere non solo l'obiettivo di consegnare la domanda di ammissione al bando, ma di garantire un accesso legittimo e ordinato allo sportello". Che per un disoccupato è il massimo. E poi, incuranti del ridicolo, ringraziano chi ha permesso tanto successo, non senza assestare un colpo ai giornalisti cattivi e prevenuti: "Grazie al senso civico dimostrato dai reggini che in quei giorni hanno spiazzato i cronisti nazionali arrivati con l'idea di offrire una visione distorta e faziosa"...

CONFLITTO D'INTERESSI IN SALSA CALABRA. EDITORE E COMMENTATORE DELLA PIU' SEGUITA TV CITTADINA, IMPRENDITORE DELLA SANITA'. E ORA CANDIDATO

Anche se ha promesso un "lavoro da operaio, con piccone e badile", Eduardo Lamberti Castronuovo dell'uomo al comando avrebbe tutto: la voglia di mettersi al vertice, in cima, alla sommità e la tendenza a non passare inosservato: aria burbera in un appassionato melomane e raffinato bonne vivant amante del lusso, ad esempio. E poi l'esperienza di imprenditore-imprenditore, un capitalista dei nostri tempi che, contrariamente ai "riccchi di famiglia" va dove lo portano i soldi (dalle analisi cliniche alle tipografie), e quella di manager pubblico (è presidente dell'articolazione calabrese di quel carrozzone che è Sviluppo Italia). E infine, che non guasta, avrebbe anche l'ambizione poi nemmeno nascosta di salire di livello, passare a un'altra scala. Un profilo che a un centrosinistra come quello reggino, in crisi di uomini e di immagine ed quindi di politica, ha fatto effetto. Dopo aver svolto frettolose primarie, la coalizione lo ha scelto come candidato per Palazzo San Giorgio.
Una corsa in salita. Nonostante i suoi celebri interventi sulla tv che ha fondato e dirige, coi quali ha bacchettato con cadenza quotidiana sindaco e assessori, i sondaggi lo danno sempre dietro all'uscente Giuseppe Scopelliti di An. E non basta a catturare simpatie il modo spregiudicato con cui interpreta il conflitto d'interessi che lo vede protagonista.
Proprio nelle ore in cui veniva presentata la sua candidatura il nodo emergeva in tutta la sua evidenza. Oltre a correre per la poltrona di sindaco, il Nostro é titolare di un importante e qualificato polo sanitario privato e esponente dell'associazione degli imprenditori calabresi della sanità. In questa veste é intervenuto nel braccio di ferro tra l'assessore regionale alla Salute Lo Moro e i laboratori d'analisi esterni, minacciando il licenziamento di centinaia di dipendenti se fosse passato il piano di tagli deciso dall'assessore. Una minaccia strumentale, per uno che non prevede affatto di chiudere baracca e burattini, ma solo di aizzare i lavoratori contro un tentativo di ridurre gli sprechi. Ora, mentre a Reggio il segretario Ds Piero Fassino lo incoronava candidato, lui rilasciava dichiarazioni di fuoco contro la Lo Moro, eletta coi Ds. Di fronte a uno scontro così duro, una domanda sorge(rebbe) spontanea: chi garantisce che una volta sindaco Lamberti, trovandosi davanti al dilemma se assecondare gli interessi della sua categoria (come nel conflitto con la Regione) o quelli della collettività (che potrebbero non coincidere coi suoi), prenda la decisione giusta? Una domanda che sarebbe lecito trovare sui media locali, ma di cui non se ne é vista tracccia.
Un ragionamento a parte meriterebbe il versante mediatico dell'attività di Lamberti Castronuovo, fondatore nel 1998 di Reggio Tv, emittente comunitaria che in breve tempo si é imposta nel caotico panorama reggino delle comunicazioni di massa. RTV, "la tv positiva", é la sua creatura: su tutte le decisioni, dal trucco alle inquadrature, é sua l'ultima parola. Tra programmi come "Và nti to mamma, un angolo di poesia calabrese per non dimenticare di esserlo" (sic), gli editoriali dell'editore (1, 2, 3) e la messa domenicale in diretta dal Duomo, spicca "Il salotto dell'Editore", che Lamberti - perennemente sospeso tra Marzullo e Costanzo - conduce personalmente.
Il programma per ora non va in onda, ma degli ambienti della sua tv l'Editore fatica a privarsene. Ad esempio, la conferenza stampa di presentazione della sua candidatura era presieduta dal giornalista responsabile della redazione politica di RTV.

QUANTI MAFIOSI TRA I REGGINI? L'INCHIESTA DI CURZIO MALTESE SU REGGIO CALABRIA FA INFURIARE. SOLITA REAZIONE: E' PREGIUDIZIO, CI OFFENDE. O NO?

Ha scritto: almeno la metà dei reggini ha avuto o ha a che fare con la ndrangheta. Per un parente o un vicino di casa. Per un favore o una minaccia. Per un problema o per una soluzione. Tanto é bastato perché si levassero le solite voci indignate. Qui c'é il pezzo di Maltese. Qui e e qui le reazioni ufficiali in riva allo Stretto. Qui quelle dei ragazzi di Locri. Ancora: così, per darsi un contegno, la Fondazione Mediterranea, che tra i soci fondatori ha anche l'Amministrazione Provinciale, ha pensato di citare in giudizio Maltese e la Repubblica. Il giudice ha fissato per il 10 ottobre a Roma la prima udienza.
(Nei commenti qualcuno ha ricordato la vicenda dei freelance autori di un reportage per la BBC che per semplificare l'immagine di una città dolente prima distribuirono e poi fotografarono siringhe e riviste pornografiche lungo tutto il Corso Garibaldi. Quello però era un caso di evidente manipolazione reale, niente a che vedere con il pezzo di Maltese). `
Unisco qui e qui un pezzo di Gian Antonio Stella uscito sul Corriere: stessa visione acida, ma meno lagne conseguenti. Chissà perché.
Le polemiche per l'informazione che disturba il manovratore tuttavia non sono roba recente: ne sa qualcosa chi seguiva negli anni 80 e 90 Samarcanda o il Rosso e il Nero, programmi storici di Michele Santoro. Anche in tempi più recenti Santoro solleva reazioni. Qui c'è quella, sofisticata, del presidente della Regione Agazio Loiero che protesta perché "la puntata [che metteva a nudo le contraddizioni della politica locale, nota mia] é piaciuta alla ndrangheta".